Tutta la verità sul problema del cattivo odore dei capi tecnici a contatto pelle.

Il cattivo odore nei tessuti tecnici, che persiste anche dopo il lavaggio, è un problema molto diffuso per chi pratica lo sport, sia a livello amatoriale che periodico/professionale.

Calze, intimo tecnico, reggiseno e underwear vero e proprio, anche dopo una breve attività sportiva con minima sudorazione, iniziano ad emettere irreversibilmente cattivi odori che permangono anche sui secondi e terzi strati, dalle giacche invernali ai pantaloni, dal ciclismo alla motocicletta, dagli sport più aerobici a sport con sudorazione più contenuta come lo sci.

Molto spesso è un odore molto intenso e diverso da quello del proprio sudore e il lavaggio in lavatrice lo attenua ma non risolve il problema.

Il sudore, di per sé, non avrebbe un cattivo odore: è solo quando arriva a contatto con le fibre dei tessuti che scatena una serie di reazioni che provocano la tipica puzza.

Quando sudiamo infatti trasferiamo i batteri presenti sulla pelle tra le fibre degli indumenti che indossiamo, in particolare alcuni batteri che degradano i lipidi e gli steroidi che si trovano sulla pelle. Il trasferimento dei batteri e delle sostanze della pelle ai tessuti sintetici provoca una bio-trasformazione e la creazione di sostanze volatili odorose che sono appunto le responsabili del cattivo odore di sudore sui tessuti sportivi.

Bobina di filo in poliestere, pronto per la tintura

Le soluzioni a questo sgradevole effetto olfattivo sono di due tipi, ossia di natura preventiva o consuntiva; quelle più comunemente conosciute, appartengono alla seconda categoria e annoverano il lavaggio del capo tecnico immediatamente dopo l’uso con l’immersione in acqua fredda (per evitare che il sudore si combini ulteriormente col il filo tecnico di cui è composto il capo), l’aggiunta all’acqua del bicarbonato e in ultima istanza, l’utilizzo detergenti specifici per tessuti tecnici.

Ma la soluzione ideale è diversa da tutto ciò e riguarda un approccio preventivo al problema. In realtà, i capi tecnici puzzano perché molto spesso sono tinti in modo non corretto: il poliammide e soprattutto il poliestere, hanno bisogno di essere tinti in capo, a seguito quindi della tessitura e confezione finale del prodotto tecnico. Ciò implica un procedimento delicatissimo in cui si bilancia perfettamente quantità di colore e grado di temperatura, per far penetrare il colore nelle fibre succitate. E’ sufficiente una quantità troppo elevata di colore e una temperatura di tintura oltre un grado a quello richiesto che il filo si imbibisce troppo di colore e la parete esterna del filo si frastaglia.

Risultato: il colore in eccesso che entrerà nel filo, si combinerà chimicamente col sudore e genererà cattivo odore e la parete del filo si frastaglierà lasciando penetrare batteri e residui biologici della pelle umana.

RIDAY® annovera all’interno delle propria azienda la tintoria e grazie a questo processo industriale riesce a controllare perfettamente il gradiente di concentrazione del colore e la temperatura di colorazione, realizzando capi perfettamente neutri, anallergici e senza potenziali cattivi odori.

RIDAY® inoltre, in tutti i capi intimi a doppio strato, adotta sempre l’uso della fibra polipropilenica sulla pelle, che oltre ad essere idrofoba e quindi in grado realmente di allontanare il sudore all’esterno del capo, nasce (viene estruso dalla materia plastica per creare il filo vero e proprio) già tinto e quindi, non necessitando di un’ulteriore processo di colorazione come i poliammidi e i poliesteri, è perfettamente atossico e non puzzerà mai.

Bobine di filo in polipropilene: il filo è colorato fin dalla sua estrusione

Una risposta a “Tutta la verità sul problema del cattivo odore dei capi tecnici a contatto pelle.”

  1. Giovanni

    Complimenti davvero è la prima volta che leggo un articolo così completo e interessante in merito ai capi tecnici.
    Personalmente sto usando capi che spesso e volentieri emanano cattivi odori. Dalla prossima volta farò più attenzione alla scelta del brand.
    Giovanni

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